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CCNL RAI – Impiegati e operai: aumenti retributivi a febbraio

Previsti nuovi minimi retributivi per i lavoratori in servizio a tempo indeterminato alla data del 6 aprile 1995 e per i lavoratori assunti a tempo indeterminato successivamente al 6 aprile 1995

Con accordo 9 marzo 2022 la RAI-Radiotelevisione Italiana, assistita da Unindustria Roma le OO.SS. Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Fnc-Ugl Comunicazioni, Snater, Libersind-Confsal, hanno determinato gli aumenti retributivi per quadri, impiegati ed operai dipendenti da RAI – Radiotelevisione Italiana, Rai Cinema, Rai Com e Rai Way, con decorrenza 1° febbraio 2023, per i lavoratori in servizio a tempo indeterminato alla data del 6 aprile 1995 e per i lavoratori assunti a tempo indeterminato successivamente al 6 aprile 1995.

Livello Minimo
A 1.686,34
Quadro A 1.686,34
A in servizio il 6/4/1995 1.622,12
Quadro A in servizio il 6/4/1995 1.622,12
Quadro B 1.551,53
1 1.551,53
Quadro B in servizio il 6/4/1995 1.492,56
1 in servizio il 6/4/1995 1.492,56
2 1.443,61
2 in servizio il 6/4/1995 1.388,72
3 1.335,60
3 in servizio il 6/4/1995 1.284,79
4 1.237,93
4 in servizio il 6/4/1995 1.190,93
5 1.136,34
5 in servizio il 6/4/1995 1.092,85
6 1.035,47
6 in servizio il 6/4/1995 996,05
7 961,32
7 in servizio il 6/4/1995 924,84
8 866,84
8 in servizio il 6/4/1995 833,85
9 769,03
9 in servizio il 6/4/1995 739,84

Deducibilità dei costi delle auto aziendali: i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate fornisce risposta in merito ai costi deducibili per l’acquisto di auto aziendali (Agenzia delle Entrate, Risposta a istanza di interpello del 20 gennaio 2023, n. 107)

L’istanza di interpello in oggetto riguarda un quesito posto da una società controllante che sta valutando la possibilità di acquisire direttamente tutte le autovetture utilizzate dal Gruppo intestandosi direttamente le autovetture oppure intestandosi i relativi contratti di leasing o di noleggio, per metterle a disposizione delle società controllate, sia nel caso di utilizzo completamente aziendale, sia nel caso di utilizzo promiscuo, con assegnazione ai dipendenti delle società controllate per il loro uso personale. La Società ci tiene a precisare che il servizio di messa a disposizione delle auto a favore delle società controllate sarebbe regolato contrattualmente fra le parti e verrebbe fatturato alle società al puro costo, senza maggiorazione, addebitando ad esse gli importi spesi e la relativa IVA in situazione di assoluta neutralità fiscale.

ll quesito posto all’Amministrazione finanziaria riguarda la detraibilità dell’IVA e la deducibilità dei costi o se, invece, debba applicare le limitazioni previste, rispettivamente, dall’art. 19bis 1 del DPR n. 633 del 1972 e dall’art. 164 del TUIR.

Nel fornire chiarimenti l’Agenzia delle Entrate richiama il quadro normativo di riferimento e precisa che il Testo Unico delle imposte sui redditi (art. 164, co. 1), prevede una deduzione integrale o parziale delle spese relative all’utilizzo dei mezzi di trasporto a motore, a seconda che gli stessi vengano utilizzati esclusivamente come beni strumentali nell’attività propria dell’impresa ovvero con un utilizzo non esclusivo, per la deduzione parziale.

L’utilizzo esclusivo come beni strumentali nell’attività propria dell’impresa riguarda i veicoli senza i quali l’attività stessa non può essere esercitata come, ad esempio, le autovetture nel caso di attività di noleggio delle stesse, gli aeromobili da turismo e le imbarcazioni da diporto utilizzati dalle scuole per l’addestramento al volo e alla navigazione. 

Nel caso in esame, le autovetture sono acquistate non per essere utilizzate quali beni strumentali dell’attività della capogruppo, bensì allo scopo di essere messe a disposizione delle società controllate. In altri termini, trattandosi di costi sostenuti, ma integralmente riaddebitati, per la messa a disposizione delle autovetture alle controllate, l’Agenzia ritiene corretto affermare che tali costi risulteranno deducibili senza le limitazioni previste nell’art. 164 del TUIR (norma invece applicabile nei confronti delle società controllate per le quali le autovetture loro assegnate dalla capogruppo costituiscono beni strumentali per l’esercizio dell’attività di impresa), bensì secondo la regola generale (art. 109, co. 5 del TUIR), in base alla quale le spese sono deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri proventi che concorrono a formare il reddito o che non vi concorrono in quanto esclusi.

Con riguardo al quesito formulato ai fini IVA, l’Agenzia precisa che l’importo da assumere a riferimento per calcolare l’ammontare detraibile è il 100% dell’imposta addebitata. Ciò in considerazione del fatto che si ritiene che la Società faccia un ”utilizzo esclusivo” delle autovetture nell’esercizio d’impresa, addebitando a sua volta l’IVA (assolta a monte) per effetto della prestazione di un servizio a titolo oneroso di messa a disposizione delle auto a favore delle società controllate. A parere dell’Agenzia quindi, è possibile la detrazione integrale dell’imposta assolta sulle spese relative alle autovetture, sempreché non sussistano limitazioni all’esercizio del diritto alla detrazione derivanti dall’effettuazione di operazioni esenti da IVA o non soggette all’imposta.

Le limitazioni (art. 19-bis, D.P.R. n. 633/1972) si renderanno applicabili, invece, alle spese afferenti ai veicoli per l’eventuale uso anche privato, nel caso di utilizzo da parte della società che ha posto il quesito.

Fondo Mario Negri: agevolazioni e contributi relativamente all’anno 2023

La contribuzione ordinaria e integrativa dovuta al Fondo Mario Negri dalle aziende e dai dirigenti del terziario

Il Fondo Mario Negri rappresenta la forma pensionistica complementare applicabile ai dirigenti del settore Terziario, Distribuzione e Servizi o, comunque, dipendenti da aziende che rientrano nel campo di applicazione del presente contratto. 
L’art. 25 del CCNL Dirigenti – Aziende Commerciali siglato tra Confcommercio – Imprese per l’Italia e Manageritalia stabilisce la contribuzione ordinaria ed integrativa dovuta al Fondo dalle aziende iscritte e dai relativi dirigenti, anche per l’anno 2023, essendo confermate le aliquote contributive vigenti a partire dal 1° ottobre 2021, nonché la retribuzione convenzionale di riferimento, pari ad euro 59.224,54 annui.
Di seguito la quota di contributo per l’anno 2023.

Contributo Quota 
Ordinario azienda  12,86%
Ordinario dirigente  1%
Integrativo azienda 2,31%

Sono state definite, inoltre, due diverse tipologie di agevolazioni:
Agevolazioni per nuove assunzioni: applicabili ai dirigenti assunti o nominati, a partire dal 21 luglio 2016, entro il 48° anno di età, ovvero ai dirigenti disoccupati di età non inferiore a 55 anni, per un periodo variabile in funzione dell’età anagrafica del dirigente all’atto della nomina o dell’assunzione.
Agevolazioni sperimentali: applicabili ai dirigenti assunti o nominati dal 1° ottobre 2016, la cui retribuzione lorda non sia superiore a 65.000,00 euro annui, indipendentemente dall’età anagrafica, per un periodo massimo di 3 anni.
Di seguito la quota contributiva per l’anno 2023, in caso di assunzione o nomina di dirigente con accesso alle agevolazioni, fermo restando che la retribuzione convenzionale di riferimento è pari a 59.224,54 euro.

Agevolazioni per nuove assunzioni
Contributo Quota
Ordinario azienda  12,86%
Ordinario dirigente  1,00%
Integrativo azienda 2,31%
Agevolazioni sperimentali
Contributo Quota
Ordinario azienda  300,00 euro
Ordinario dirigente   
Integrativo azienda  

Le novità per il 2023 in materia di Libretto Famiglia e Contratto di prestazione occasionale

L’INPS illustra i limiti economici e di dimensione e i divieti di utilizzo previsti dalla disciplina del lavoro occasionale alla luce della Legge di bilancio 2023 (INPS, circolare 19 gennaio 2023, n. 6).

Le novità normative apportate dalla Legge n. 197/2022 (Legge di bilancio 2023, articolo 1, commi 342 e 343 ) al Libretto Famiglia e al Contratto di prestazione occasionale sono al centro della circolare in commento dell’INPS. Innanzitutto, va segnalato che l’articolo 1, comma 342, lettera a) della Legge di bilancio 2023 ha stabilito che il limite di compenso annuo con il quale possono essere remunerate le attività lavorative a titolo di prestazioni occasionali per ciascun utilizzatore con riferimento alla totalità dei prestatori è pari a 10.000 euro. Ne consegue, pertanto, che ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori, a decorrere dal 1° gennaio 2023 può erogare compensi di importo complessivamente non superiore a 10.000 euro per anno civile. Restano fermi, invece, i limiti di compenso pari a 5.000 euro per ciascun prestatore, con riferimento alla totalità degli utilizzatori e di 2.500 euro di compenso per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore. La nuova disciplina prevede che prevede che i suddetti limiti si applicano anche alle attività lavorative di natura occasionale, svolte nell’ambito delle attività di discoteche, sale da ballo, night-club e simili.

Per le sole società sportive di cui alla legge 23 marzo 1981, n. 91, per le attività lavorative indicate dal decreto del Ministro dell’Interno 8 agosto 2007, è possibile erogare compensi per ciascun prestatore, per anno civile, di importo complessivo non superiore a 5.000 euro. Per le stesse società, inoltre, permane la non applicazione del limite di compenso erogabile da ciascun utilizzatore con riferimento alla totalità dei prestatori, pari a 10.000 euro dal 1° gennaio 2023.

Inoltre, è stato elevato a dieci lavoratori (articolo 1, comma 342, lettera d), punto 1 della citata Legge di bilancio) il previgente limite per il quale non era consentito l’accesso al Contratto di prestazione occasionale per gli utilizzatori con alle proprie dipendenze più di cinque lavoratori subordinati a tempo indeterminato. Il medesimo limite dimensionale di dieci lavoratori subordinati a tempo indeterminato si applica anche alle aziende alberghiere e alle strutture ricettive del settore turismo. Lo stesso limite non opera esclusivamente per le pubbliche amministrazioni e per le società sportive per le prestazioni rese dagli steward.

Le aziende alberghiere e le strutture ricettive del settore turismo, a decorrere dal 1° gennaio 2023, possono inoltre stipulare accordi di prestazioni occasionali con i lavoratori anche se non appartenenti alle categorie di cui al comma 8 dell’articolo 54-bis del D.L. n. 50/2017.

Invece, dal 1° gennaio 2023, è vietato (articolo 1, comma 342, della Legge di bilancio) l’utilizzo del Contratto di prestazione occasionale per le imprese operanti nel settore dell’agricoltura. Dato questo divieto di utilizzo del Contratto di prestazione occasionale, le imprese operanti nel settore potranno richiedere il rimborso delle somme eventualmente già versate e non ancora utilizzate.

Infine, per il biennio 2023-2024, sarà possibile per le imprese agricole ricorrere a forme semplificate di utilizzo delle prestazioni di lavoro occasionale a tempo determinato in agricoltura secondo le disposizioni dei commi da 344 a 354 dell’articolo 1 della legge n. 197/2022, mediante l’inoltro al competente Centro per l’impiego, prima dell’inizio della prestazione, della comunicazione obbligatoria.

CCNL Lavoro Domestico: aggiornati minimi retributivi e indennità dal 1° gennaio 2023

Nell’ultimo incontro al Ministero del Lavoro le Parti hanno confermato l’applicazione della regola pattizia prevista dall’art. 38 del contratto

Nell’incontro del 16 gennaio 2023 al Ministero del Lavoro Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil e le associazioni datoriali di settore Fidaldo e Domina hanno manifestato di preferire il ricorso alla variazione periodica della retribuzione minima nella misura pari all’80% della variazione del costo della vita per le famiglie di impiegati ed operai rilevate dall’ISTAT, per quanto concerne le retribuzioni minime contrattuali, e in misura pari al 100% per i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio, a far data dal 1° gennaio 2023, così come espressamente previsto dall’art. 38 del CCNL Lavoro Domestico. 
Al termine dell’incontro la Commissione ha approvato le tabelle predisposte dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, relative ai minimi retributivi per il lavoro domestico.

Tabella A

Lavoratori conviventi art. 14 co. 1, lett. a)
Livelli Valori mensili Indennità
A 725,19  
AS 857,06  
B 922,98  
BS 988,90  
C 1.054,85  
CS 1.120,76  
D 1.318,54 194,98
DS 1.384,46 194,98

Tabella B

Lavoratori di cui art. 14 co. 2
Livelli Valori mensili
B 659,27
BS 692,25
C 764,74

Tabella C

 

Lavoratori non conviventi art. 14 co. 2 lett. b)
Livelli Valori orari
A 5,27
AS 6,21
B 6,58
BS 6,99
C 7,38
CS 7,79
D 8,98
DS 9,36

Tabella D

 

Assistenza notturna Art. 10 (Valori mensili)
Livelli Autosufficienti Non autosufficienti
BS 1.137,23  
CS   1.288,87
DS   1.592,17

Tabella E

 

Presenza notturna Art. 11
Livelli Valori mensili
Liv. Unico 761,45

Tabella F

Indennità (valori giornalieri)
 Livelli Pranzo e/o colazione Cena Alloggio Totale indennità Vitto e alloggio
BS 2,26 2,26 1,95 6,47

Tabella G

 

Lavoratori di cui all’art. 14 co. 9
Livello Valori orari
CS 8,36
DS 10,09

Tabella H

 

Indennità art. 34 co. 3
Livello Valori mensili Valori mensili Lavoratori tab. B Valori orari
BS 130,05 91,12 0,79

Tabella I

 

Indennità art. 34 co. 4
Livello Valori mensili Valori orari
CS 112,34 0,66
DS 112,34 0,66

Tabella L

 

Indennità art. 34 co. 7
Livello Valori mensili
B 8,99
BS 11,24
CS 11,24

Variazione Indice ISTAT: 11,5%

 

Fondo Fasie: versamenti contributivi 2023 per le Aziende ed il personale del settore Vetro e Lampade

Erogazione dei contributi ed indicazione delle scadenze dei relativi versamenti per gli iscritti al Fondo

La Circolare n. 1/2023 indirizzata alle Aziende cui si applica il CCNL Vetro e Lampade-Industria, definisce le quote contributive che le Imprese anzidette ed il personale da loro impiegato, devono versare per l’anno 2023, al Fondo di assistenza sanitaria integrativa, Fondo Fasie.
Nelle tabelle sottostanti vengono riportati quindi i contributi 2023.

 

Quota azienda
Quota annua Quota dal 1° luglio
156,00 euro 78,00 euro
Quota lavoratore
  Quota annua Quota mensile
Vetro e Lampade 36,00 euro

228,00 euro lavoratore con 1 familiare

324,00 euro lavoratore con 2 o più familiari

3,00 euro

19,00 euro

27,00 euro

Opzione standard 189,00 euro 15,75 euro
Opzione standard con iscrizione del/dei familiari 198,00 euro per ogni familiare

384,00 euro per ogni convivente 

16,50 euro per ogni familiare

32,00 euro per ogni convivente

Opzione extra 339,00 euro 28,25 euro
Opzione extra con iscrizione del/dei familiari 198,00 euro per ogni familiare

384,00 euro per ogni convivente

16,50 euro per ogni familiare

32,00 euro per ogni convivente

Opzione plus 867,00 euro 72,25 euro

 

Regolazione del contributo a carico dell’Azienda per gli iscritti al Fondo dal 1° gennaio 2023
Il contributo a carico dell’azienda, di importo pari ad euro 156,00, corrisposto per ogni dipendente iscritto al Fondo, deve essere versato in un’unica soluzione entro il mese di gennaio 2023. Al contempo, deve essere inviata una distinta di contribuzione indicante le anagrafiche per cui è stato effettuato il bonifico, accedendo all’area Aziende del sito www.fasie.it, seguendo le istruzioni. Il mancato invio della distinta, può comportare la sospensione della posizione dei dipendenti assistiti.

Regolazione contributo a carico dell’Azienda per gli iscritti al Fondo dal 1° luglio 2023
Il contributo a carico dell’Azienda, pari ad euro 78,00 versato per ogni singolo dipendente iscritto al Fondo dal 1° luglio 2023, deve esser erogato in una sola soluzione entro il mese di luglio 2023. Contemporaneamente, deve esser inviata, accedendo all’area Aziende del sito www.fasie.it, seguendone poi le istruzioni, una distinta di contribuzione con il dettaglio delle anagrafiche per cui è stato effettuato il bonifico. Il mancato invio di questa, allungando i tempi di controllo e gestione, può comportare la sospensione della posizione dei dipendenti assistiti.

Regolazione contributo a carico del lavoratore iscritto al Fondo
Il contributo a carico di questo, sia per la propria quota che per quella dei propri familiari e/o conviventi iscritti al Fondo Fasie come paganti, deve esser corrisposto mensilmente al Fondo, entro il giorno 16 del mese successivo di competenza. In concomitanza, deve esser inviata anche in questo caso, una distinta di contribuzione con il dettaglio delle anagrafiche per cui è stato effettuato il bonifico, accedendo all’area Aziende del sito www.fasie.it e seguendone le istruzioni. Il mancato invio di questa, allungando i tempi di controllo e gestione, potrebbe comportare la sospensione della posizione dei lavoratori assistiti.

 

Indennità una tantum autonomi e professionisti e riesame delle domande respinte

I lavoratori destinatari dell’indennità una tantum che si sono visti respingere la domanda per non aver superato i controlli inerenti all’accertamento dei requisiti normativamente previsti, possono presentare istanza di riesame seguendo le istruzioni dell’INPS (INPS, messaggio 19 gennaio 2023, n. 317).

Come noto, si tratta dell’indennità una tantum pari a 200 euro in favore dei lavoratori autonomi e dei professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’INPS e dei professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza di cui al D.Lgs. n. 509/1994, e al D.Lgs. n. 103/1996, successivamente incrementata di 150 euro a condizione che, nel periodo d’imposta 2021, gli aventi diritto abbiano percepito un reddito complessivo non superiore a 20.000 euro.

 

In considerazione della gestione amministrativa automatizzata e centralizzata della procedura di istruttoria delle domande, l’Istituto riporta, in apposito allegato al messaggio in commento, il dettaglio delle motivazioni di reiezione dell’indennità prevista in favore delle categorie di lavoratori, e la documentazione richiesta al soggetto interessato qualora intenda chiedere il riesame dell’esito di reiezione.

 

Il termine, non perentorio, per proporre istanza di riesame è di 90 giorni a decorrere dalla data di pubblicazione del messaggio in oggetto (ovvero dalla conoscenza della reiezione se successiva), al fine di consentire l’eventuale supplemento di istruttoria, anche mediante produzione da parte dell’interessato della documentazione utile.

L’utente può presentare richiesta di riesame accedendo alla stessa sezione del sito istituzionale in cui è stata presentata la domanda “Indennità una tantum 200 euro”.

 

Per le domande nello stato “Respinta” è disponibile la lista dei motivi di reiezione e il tasto “Chiedi riesame”, che consente di inserire la motivazione della richiesta e, attraverso la funzione “Allega documentazione”, i documenti previsti per il riesame.

 

L’Istituto riepiloga poi i requisiti che i lavoratori interessati devono fare valere congiuntamente ai fini dell’accesso all’indennità una tantum, ovvero: a) avere percepito un reddito complessivo non superiore a 35.000 euro nel periodo d’imposta 2021 (non superiore a 20.000 euro per l’incremento della misura); b) essere già iscritti alla gestione autonoma con posizione attiva alla data del 18 maggio 2022, data di entrata in vigore del decreto Aiuti; c) essere titolari di partita IVA attiva e con attività lavorativa avviata al 18 maggio 2022; d) avere effettuato, entro il 18 maggio 2022, per il periodo di competenza dal 1° gennaio 2020 e con scadenze di versamento entro il 18 maggio 2022, almeno un versamento contributivo, totale o parziale, alla gestione di iscrizione per la quale è richiesta l’indennità; e) non essere titolare di trattamenti pensionistici diretti alla data del 18 maggio 2022; f) non essere percettore delle prestazioni di cui agli articoli 31 e 32 del decreto Aiuti.

 

Si ricorda che, il valore reddituale da considerare ai fini del riconoscimento dei benefici in oggetto, è quello del reddito complessivo, come rilevato nel modello “Redditi Persone fisiche 2022”, dato dalla sommatoria di redditi contenuta nel quadro RN, rigo RN1, colonna 1, al netto dei contributi previdenziali obbligatori e del reddito fondiario dell’abitazione principale (rigo RN2).

 

L’INPS precisa che, in sede di istanza di riesame, qualora la domanda sia stata respinta per assenza del requisito di cui alla sopra elencata lettera c), è sufficiente presentare un’autocertificazione.

Tassazione in Italia del reddito svolto in smart working da lavoratore italiano residente all’estero

L’Agenzia delle Entrate fornisce risposta in merito alla tassazione in Italia dei redditi da lavoro dipendente a fronte delle prestazioni, rese in modalità smart working in Italia, da un lavoratore italiano residente all’estero (Agenzia delle Entrate, Risposta a istanza di interpello 19 gennaio 2023, n. 99).

L’istanza di interpello specificata in oggetto riguarda un contribuente che svolge un’attività di lavoro dipendente presso una società cinese. Risultando residente in Cina ha ottenuto la cancellazione dalle anagrafi della popolazione residente in Italia con la conseguente iscrizione all’AIRE. Il contribuente chiede se dovrà presentare la dichiarazione dei redditi, relativi all’anno 2020, solo in Cina, stato di residenza del lavoratore, in quanto nella stessa annualità il suddetto contribuente ha percepito esclusivamente redditi da lavoro dipendente prestato all’estero. La particolarità del caso consiste nel fatto che nei primi mesi del 2020 il lavoratore è rientrato per un breve soggiorno in Italia ma, a causa dell’emergenza COVID19, gli è stato impossibile rientrare presso la sua residenza in Cina, per via del blocco dei visti a tutti i cittadini stranieri anche se residenti. Per questo motivo ha continuato a lavorare dall’Italia in modalità smart working per la società cinese, mantenendo la residenza a Shangai. Il lavoratore segnala altresì che, in conseguenza dell’emergenza COVID19, nel 2020 sono stati registrati meno di 183 giorni di permanenza all’estero, lo precisa in quanto per periodi inferiori ai 183 giorni di permanenza all’estero la normativa interna italiana prevede che le imposte sui redditi siano pagate dal nostro Paese.

 

Per i motivi esposti, si chiede se, per l’anno 2020, i redditi di lavoro dipendente in esame debbano essere assoggettati ad imposizione in Italia o in Cina, e come eventualmente debbano essere riportati nella dichiarazione. 

 

In risposta al primo quesito, l’Agenzia delle Entrate chiarisce che i redditi derivanti da una attività lavorativa svolta in smart working nei confronti di una società cinese vanno tassati in Italia, non potendo trovare applicazione il principio di tassazione esclusiva nello Stato di residenza, in considerazione del soggiorno in Italia per un periodo superiore a 183 giorni. Rileva dunque che il lavoratore dovrà riportare nella dichiarazione dei redditi da presentare in Italia i redditi di lavoro dipendente percepiti nell’anno di riferimento e determinati in base alle disposizioni contenute negli artt. 24 e 51, co. 1-8, del TUIR.

 

In merito all’individuazione della residenza per il periodo 2020, l’Agenzia assume acriticamente che la persona risulti residente in Cina per il 2020, e richiama i criteri individuati dall’art. 2 del TUIR, applicabili in assenza di una disposizione normativa che tenga conto dell’emergenza COVID. La norma stabilisce che si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo d’imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile.

Sul piano del diritto convenzionale richiama invece l’articolo 4 del Trattato con la Cina che stabilisce le cosiddette tie breaker rules per dirimere eventuali conflitti di residenza tra gli Stati contraenti. Dette regole fanno prevalere il criterio dell’abitazione permanente cui seguono, in ordine gerarchico, il centro degli interessi vitali, il soggiorno abituale e la nazionalità. Il ricorso ai criteri delle tie breaker rules presuppone comunque un conflitto tra le normative interne dei due Stati sulla residenza del contribuente.

Nel caso specifico, si potrà accertare la residenza del lavoratore solo nell’ipotesi in cui le competenti Autorità tributarie cinesi ritengano il contribuente residente in Cina nel 2020, in base alla normativa interna di Stato.

L’Agenzia conclude quindi che una persona iscritta all’AIRE che rientra in Italia unicamente a seguito dell’emergenza Covid è considerata fiscalmente residente in Italia secondo le disposizioni interne se risulta avere il domicilio nel nostro Paese per la maggior parte del periodo d’imposta. Se dovesse verificarsi un conflitto di residenza con lo Stato estero, quest’ultimo dovrebbe essere risolto facendo ricorso ai criteri convenzionali, che stabiliscono i requisiti per determinare il luogo del soggiorno abituale.

Se in sede di accertamento viene contestata la residenza fiscale in Italia nel 2020, la stessa dovrebbe essere appurata non soltanto in virtù degli elementi richiesti dalla vigente normativa interna italiana (articolo 2, comma 2, del TUIR) quanto sulla base dei criteri stabiliti nella Convenzione tra l’Italia e la Cina, valorizzando i fatti e le circostanze specifiche (come, ad esempio, la disponibilità di un’abitazione permanente in Cina, l’assenza di familiari in Italia, le sue relazioni personali ed economiche).

CCNL Panifici: siglato il contratto tra Assipan e Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil

Sia per la parte normativa che economica i contenuti dell’accordo sono in linea e coerenti con gli accordi siglati con Fippa e con Fiesa-Confesercenti 

Nei giorni scorsi nella sede nazionale di Confcommercio è stato sottoscritto tra Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e Assipan, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore della panificazione.
La firma dell’accordo, affermano i sindacati di categoria, è un risultato molto significativo alla luce del fatto che, dopo oltre 10 anni, un’importante associazione datoriale, che nel comparto rappresenta un numero considerevole di imprese, rientra nel sistema contrattuale di Fai-Flai-Uila.
Sia per la parte normativa che economica i contenuti dell’accordo sono in linea e coerenti con gli accordi siglati con Fippa e con Fiesa-Confesercenti il 31 maggio scorso.
Nella panificazione attualmente le OO.SS. Fai-Flai-Uila sono firmatarie di tre diversi contratti nazionali con tre associazioni imprenditoriali, nonostante i contenuti degli stessi accordi siano, di fatto, analoghi.
In questo contesto, pertanto, le stesse organizzazioni sindacali hanno annunciano di impegnarsi affinché, a partire dalla prossima tornata contrattuale, si possa aprire un negoziato in un solo tavolo di confronto per giungere alla sigla di un unico Contratto Nazionale con tutte le organizzazioni datoriali, obiettivo che consentirebbe di affrontare in modo più efficace le tematiche del settore.

Regime di “staffetta generazionale”: condizioni e criteri di applicazione

Attraverso i Fondi di solidarietà bilaterali è possibile, in via facoltativa, realizzare la prestazione di “staffetta generazionale” che persegue finalità di ricambio generazionale nel mondo del lavoro (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, circolare 17 gennaio 2023, n. 1).

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali fornisce indicazioni in merito ai parametri e ai criteri che consentono l’applicazione della prestazione di “staffetta generazionale”, introdotta dall’articolo 12 ter del D.L. n. 21/2022, convertito con modificazioni dalla Legge n. 51/2022, come prestazione opzionale e facoltativa che le parti sociali possono prevedere nell’accordo costitutivo o di modifica della disciplina di un Fondo di solidarietà bilaterale. 

 

Il Ministero ribadisce innanzitutto che l’introduzione della prestazione in argomento nella disciplina di un Fondo di solidarietà bilaterale non è obbligatoria, né soggetta a termini decadenziali, essendo rimessa alle valutazioni delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali comparativamente più rappresentative
a livello nazionale in sede di costituzione del Fondo di solidarietà o in sede di procedimento di modifica dell’atto istitutivo del Fondo stesso.

 

Finalità della prestazione è quella di favorire le transizioni occupazionali e produttive, assicurandosi il versamento mensile di contributi previdenziali a favore dei lavoratori a cui mancano non più di 36 mesi al raggiungimento della pensione anticipata o di vecchiaia, consentendo per ogni lavoratore in uscita almeno un’assunzione contestuale di giovani con non più di 35 anni compiuti, cui deve essere assicurato un rapporto di lavoro di almeno 3 anni.

 

Pertanto, i parametri fondamentali, cui le parti sociali devono attenersi al fine di valutare un regime di staffetta generazionale e che saranno oggetto di disamina
nell’ambito del procedimento amministrativo sono:

 

1) previsione in accordo della prestazione, che consiste, a norma di legge, nel versamento mensile di contributi previdenziali nel quadro dei processi connessi alla staffetta generazionale a favore di lavoratori che raggiungono i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato nei successivi 3 anni;

 

2) previsione in accordo, della necessità di un periodo minimo di assunzione pari a 3 anni dei lavoratori di età non superiore ai 35 anni compiuti;

 

3) previsione in accordo, relativamente al finanziamento della prestazione, che il finanziamento sia totalmente a carico del datore di lavoro e non del Fondo, con un contributo straordinario idoneo a coprire integralmente gli oneri finanziari e le minori entrate relativi alla nuova tipologia di prestazione.

 

Si precisa che l’assunzione del giovane lavoratore dovrà avvenire con contratto a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato, restando però, in quest’ultimo caso, nei limiti anagrafici previsti dalla disciplina normativa (fra i 18 e i 29 anni nel caso dell’apprendistato professionalizzante ex articolo 44 del D.Lgs. n. 81/2015). 

In riferimento al parametro della contestualità dell’assunzione del giovane lavoratore, viene chiarito che il termine “contestuale” è da intendersi sia in termini di tempistica che in termini quantitativi, nel senso che, al ricorrere della cessazione del rapporto di lavoro di un lavoratore prossimo al pensionamento, deve corrispondere una nuova assunzione di un lavoratore di età non superiore a 35 anni in sostituzione del lavoratore che cessa il rapporto di lavoro e per un periodo non inferiore a 3 anni.

 

Tuttavia, il Ministero considera conforme alla norma di legge anche un’applicazione della staffetta generazionale in modo articolato, nel senso di prevedere che alcuni lavoratori, ai quali mancano non più di 36 mesi al raggiungimento della pensione di vecchiaia o anticipata, riducano volontariamente il proprio orario di lavoro giornaliero, consentendo l’assunzione di giovani under 35. In tal caso, infatti, rimarrebbero comunque garantite le condizioni necessarie alla staffetta generazionale, ovvero l’assunzione del giovane lavoratore e la tutela previdenziale di quello prossimo al pensionamento.

 

Conseguentemente, in questa modalità applicativa alternativa dell’istituto in esame, si avrà una trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno
a tempo parziale per il lavoratore che riduce il suo orario lavorativo, con ripercussioni sulla retribuzione e sulla relativa contribuzione, che vengono riparametrati al nuovo orario di lavoro e la contribuzione venuta a mancare troverà copertura nell’ambito della nuova prestazione.

La modulazione della staffetta generazionale in questi termini, oltre all’accordo scritto con il lavoratore prossimo alla pensione che compie la scelta di ridurre il suo orario di lavoro, deve, inoltre, osservare le eventuali ulteriori condizioni applicate a tale tipologia contrattuale dal CCNL o aziendale concretamente applicato.

 

Gli oneri e le minori entrate relativi alla prestazione, sono finanziati mediante un contributo straordinario a carico esclusivo del datore di lavoro di importo corrispondente al fabbisogno di copertura delle predette voci di costo.