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Storia di ordinaria follia

La paralisi delle riforme:  mancano all’appello 700 decreti attuativi….

Dal Governo Monti ad oggi sono circa 700 i decreti attuativi che mancano all’appello per rendere minimamente applicative quelle leggi delega che normalmente vengono sbandierate come  “grandi riforme”.

Il governo Renzi è in perfetta media con i suoi predecessori.  A settembre 2014 (prima dell’approvazione del cosiddetto Jobs Act 2) erano 171 i decreti attuativi che il governo è chiamato ad attuare . Ad oggi sono ovviamente molti di più, mentre nell’ignoranza collettiva si ha invece la percezione che Renzi stia lavorando “alacremente”…

Nei giorni scorsi ho avuto modo di toccare con mano la mancata attuazione di uno di questi decreti. Più o meno è da quando sono consulente del lavoro che sento parlare di “depenalizzazione” del reato inerente il mancato pagamento, da parte del datore di lavoro, dei contributi a carico del lavoratore.

L’intento è contenuto nella prima legge delega, il cosiddetto Jobs Act 1,approvato in aprile,  ma non ha ancora trovato applicazione al pari degli altri 170.images

E’ così che lunedì mattina mi sono trovato a testimoniare, nell’aula del tribunale di Udine, per assistire una mia azienda che, in difficoltà economiche, nel 2011, aveva omesso di pagare una parte dei contributi INPS. (preciso che nel frattempo l’azienda aveva ottenuto con Equitalia la concessione alla rateazione del debito e, mantenendo puntualmente l’impegno di pagamento, ha già ultimato la rateazione e preciso inoltre anche che l’azienda è stata assolta perché “il fatto non costituisce reato”, avendo, appunto, già ottemperato ai pagamenti).

La cosa più sconvolgente della vicenda che ho potuto osservare con i miei occhi e’ un’intera aula del tribunale di Udine impegnata giornalmente in processi penali nei confronti di imprenditori che, in momenti di difficoltà, non sono riusciti a pagare i contributi INPS a carico dei lavoratori. Mi immagino che centinaia di aule di tribunali sparse in tutt’Italia, siano quotidianamente impegnate nello stesso esercizio.

Il nostro processo, tra convocazioni e rinvii, è durato più di un anno.

Lunedì,  il 90% dei casi esaminati,  è andato a rinvio.

Nello svolgimento del processo erano impiegati:

  • un Pubblico Ministero,
  • un Giudice che deliberava,
  • uno scribacchino seduto di fianco al Giudice che scriveva ciò che il Giudice dettava,
  • un’addetta alla registrazione dei testi,
  • gli avvocati di parte,
  • un funzionario dell’INPS,
  • uno dell’INAIL
  • i testimoni.

Personalmente ho speso 180 euro per la mia trasferta

Non so quanto spenda l’azienda per avvocato difensore, ma mi immagino una bella cifra, visto che la sede del processo era anche fuori provincia.

Ma soprattutto non so quanto abbia speso Lo Stato, e quindi “noi contribuenti”, per imbastire un processo penale, e sottolineo penale , per una somma complessivamente dovuta dall’azienda di euro 1.020,00.

Se pensiamo un secondo solo alle enormi questioni che meriterebbero l’impegno costante di tutte le forze dell’ordine e della magistratura, c’è veramente da mettersi le mani nei capelli. Invece molte sono impiegate lì, in cazzate quotidiane,  per le quali basterebbero due righe scritte su un decreto per sbrigare la faccenda.

Capisco che ci sarebbero cose forse più importanti da fare con urgenza, ma se chi ci governa non riesce a fare neppure queste minime cose di buon senso, vuol dire che non meritano di stare dove stanno, e noi siam messi veramente male.

CdL Franco Bassi

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